Eccomi
sulle scale! Con Massimo.
_Allora?
Come stai? Ti vedo strana questa sera! Tutto a posto?
Tese
un braccio e mi cinse vicino a sé.
Quella
piccola attenzione mi fece venire un brivido, la ripetizione di quel gesto
quotidiano accese il ricordo del piacere che provavo quando lo ricevevo. Gli avevo
sempre voluto bene. Ma in realtà non lo avevo mai conosciuto: Massimo.
_No, sto bene, sono solo un po’ agitata, in azienda stanno preparando una nuova
collezione!
_Tu
agitata per il lavoro? Come mai? Non è da te!
_Ma
no, niente di che, mi chiedono molti straordinari e sinceramente con Ricki,
vorrei solo stare di più a casa!
Che bugiarda.
_Speriamo
che il tuo progetto diventi remunerativo, se avessi un tuo studio avresti molti
meno problemi!
_Già.
_Prendiamo
la mia auto?
_No,
ho già le chiavi in mano! Sali!
Ci siamo, ora devi
solo avere coraggio ragazza! Tutto il coraggio che non hai mai dovuto tirar
fuor! Clank. La porta si chiude e quel rumore diventa il mio via, lo start.
Sono allacciata a quello che sta per accadere. Pronta. Parto. Esco dalla via
principale, la strada è breve, devo decidermi in fretta, tra poco arriverò al
bivio: destra, andiamo diretti dal gelataio, sinistra allungo la strada.
Kazzo.
Ma cosa stavo facendo, sarebbe più semplice andare a destra, prendere il gelato
e tornare a casa, passare una bella serata e fare finta di nulla. Si, avevo
proprio voglia di gelato, e di ritrovare quei gesti che rendevano bella la mia
giornata. Porca miseria!
_Dai
Stella! Decidi! Che gusti vuoi?
_Puffo,
malaga, limone e liquirizia!
_Ecco
perché ti ho accompagnata! Ma che cavolo di abbinamenti fai?
_Sono
tutti gusti buonissimi! Vero signora? Perché sorride? Abbia almeno il coraggio
di dirmelo se scelgo gusti orrendi! Li produce lei!
_Dai Stella! Allora ne scegli uno e gli altri poi li abbino io!
_Dai Stella! Allora ne scegli uno e gli altri poi li abbino io!
_Puffo.
_Ma
perché? Con che cosa lo mangi il puffo?
_.....
malaga, limone e liquirizia!
_Ok,
scelgo malaga, cioccolato, cocco e pistacchio! Ti ho lasciato il malaga! Sei
contenta?
_NO.
Ho detto puffo.
_Facciamo
così, offro io ma non mi tieni il muso fino a casa!
_Offri
tu? Allora potevamo prendere la vaschetta più grande!
Estrasse
il portafogli, lo aprì con garbo e involontariamente mi mostrò il suo
contenuto, una fotografia. Riccardo. Al mare.
Nudo
come un verme. Il gesto fu veloce, ma io, per come gli ero vicina, lo vidi.
Schifoso. Te lo tieni sempre addosso, sempre in tasca, così quando vuoi magari
stacchi dal lavoro per andare in bagno a farti una ripassatina. Ecco nuovamente
il vento nella foresta. Non avevo mai
provato così tanto odio tutto insieme. Era come un fischio, come un urlo sotto
pelle! Non lo stavo più ascoltando, non lo stavo più guardando e quando provò a
prendermi per il braccio non recepii nemmeno più il suo tocco.
Salii
in auto, lo guardai sedersi e partii. Come un automa.
_Stella,
dove vai? Hai sbagliato!
_Ah!
Che sbadata! Ero sopra pensiero ed ho imboccato la strada che faccio per andare
al lavoro tutte le mattine! Stai tranquillo, adesso torniamo in dietro!
_Si
ma decelera! Non stai andando un po’ troppo veloce?
_Ma
siamo in tangenziale!
_Si
invece! Rallenta! Rallenta!
Eccomi,
velocità raggiunta 140, il mio hairbag mi esploderà in faccia, il suo no. E’
stato disattivato per mettere il seggiolino del pupo.
La
mia cintura di sicurezza si tenderà in uno strappo, la sua no: la sto estraendo
io prima di lasciarmi andare contro il cartellone pubblicitario in tangenziale.
La
macchina si fionda diretta, senza sbandare, la mira è perfetta, precisa, non mi
accorgo quasi più di nulla, sento solo un forte tonfo, chiudo gli occhi, li
riapro, al mio fianco non c’è più nessuno. Missione compiuta.
* * *
Recepii un profumo famigliare, aprii gli occhi e mi
accorsi che vicino a me c’era Noa, che bello. Ero sicuramente in ospedale, per
lo meno non ero morta, io.
_Stella!
Come stai? Come ti senti?
Lo
guardai, sorrisi lievemente mi faceva male tutto il viso, respiravo male, il
naso sicuramente rotto, iniziai a distendermi, ok, le mani c’erano, entrambe,
le gambe, le sentivo poco ma qualcosa sotto le coperte si muoveva. Mi sembrava
tutto abbastanza a posto, un pò di dolore nel petto ma doveva essere lo strappo
preso con la cintura di sicurezza.
_Siamo
soli?
_Si.
Cosa ti sei messa in testa? Lo sai che potevi morire?
_Ma
io non ho fatto nulla!
_Guardami,
guardami e dimmi che non era premeditato!
_Cosa
sei diventato un avvocato? Da quanti anni è che dobbiamo cambiare auto? Per
fortuna non c’era su Riccardo!
_Eri
in tangenziale! Dove credevi di andare? In gelateria?
_Noa,
stai calmo, dimmi solo come sta Massimo!
_Si
trova nel tuo stesso reparto, è in coma, non aveva la cintura di sicurezza, è
volato fuori contro il cartellone pubblicitario. Dicono che non tornerà come
prima.
Ecco, adesso dovrei
sentirmi colpevole, e invece no. Invece mi sento bene.
_Cosa
pensi?
_Cosa
dovrei pensare?
_Io
lo so che lo hai fatto apposta. Ti conosco.
_Noa,
abbracciami, mi fa male tutto!
Credo
di essere una specie di border line, una persona lì lì sul bordo della
normalità, oppure una super eroina, anche se io adesso abbracciata dal mio
uomo, mi sento piccola piccola.
Ora
ho solo voglia di tornare a casa e di sentirmi al sicuro, nella mia semplice e
meravigliosa vita.
Ho
perso un amico, un fratello, o forse non l’ho mai avuto.
Di
certo ho la mia famiglia e non permetterò mai a nessuno di portarmela via! Mai!