mercoledì 20 marzo 2013


Lucia si alzò dal letto con fatica, il silenzio del suo monolocale era rassicurante, soprattutto la mattina. Fece una doccia veloce, saltò la colazione e si mise in strada. La via era deserta, illuminata ancora a notte era leggermente inquietante ma l’unico modo per raggiungere l’ospedale alle cinque di mattina era arrivarci a piedi.
Finalmente sarebbe entrata in sala operatoria durante un intervento, finalmente il suo affiancamento stava per terminare, finalmente avrebbe iniziato a lavorare da sola! “Ciao! Ciao! orsa Bruna!” Sarebbe stata impeccabile, precisa, veloce e super professionale. Sarebbe stata una infermiera a pieno titolo!
_Ciao nuova! Come stai?
_Ciao Giusy! Ricordati io sono Lucia e oggi per la prima volta vado in sala operatoria!
_Spero che tu abbia lo stomaco per vedere quello che fanno alla gente li dentro!
Lucia tentennò per qualche secondo, mica entrava in un mattatoio!
_Ma si… salvano vite umane li dentro! No?
_Si, ma spesso li squarciano e poi li rimettono insieme, aghhhh se ci penso ancora sto male!
_Lasciala stare, Giusy sta in corsia perché l’ultima volta che è entrata in sala operatoria è svenuta con la gamba di uno in mano!
_Ma che impressione!
Lucia guardava le colleghe divertita, sapeva a cosa andava in contro era consapevole del proprio sangue freddo e della corazza dura, aveva visto altre volte autopsie e l’unica cosa che la disgustava era l’odore cattivo che emanavano le interiora, per il resto sapeva resistere a cose peggiori.
_Con quale chirurgo inizi?
_Non lo so, per me uno vale l’altro!
Giusy la guardò preoccupata
_Se fossi in te non commetterei questa semplice leggerezza, stai attenta e guardati le spalle, aspettati di tutto e non stupirti di niente!
Lucia a questa espressione si raggelò, tendenzialmente dava troppa fiducia al prossimo e ingenuamente possedeva la certezza che le persone che lavorano in ospedale fossero persone su cui poter fare sempre affidamento, d'altronde aiutavano il prossimo per professione! 
_Dimmi cosa devo sapere.
_Cerca di diventare amica degli anestesisti e stai lontana dal dott. Conti.
_Ah! Non ti preoccupare, mi sta anche antipatico! L’altro giorno voleva che gli servissi il caffè! Tsè! Tranquille ragazze! Ho tutto sotto controllo! Ora vado però che devo iniziare! A dopo!
Le infermiere in guardiola si scambiarono uno sguardo interrogativo e finirono il loro caffé.

* * *
Lucia era entrata più volte in sala operatoria ma ora che la vedeva illuminata e piena di persone si sentiva elettrizzata, quello spazio senza luogo ne tempo diventava vero, ogni strumento era posizionato a dovere, ogni persona doveva adempire ad un ruolo specifico e l’attivazione intera del sistema avrebbe smosso un ingranaggio complesso ed articolato in grado di compiere miracoli! E lei ne faceva parte.
Entrò annusando l’aria sterile, amava l’odore del disinfettante, indossò il camice con le mani asettiche alzate al cielo, rivolte verso il Dio della sala operatoria al quale dedicò un pensiero: Sono tua.
Bruna entrò con il viso corrucciato e la testa piena di pensieri negativi ma non potè nascondere lo stupore quando incontrò il viso di Lucia, quella ragazzina acerba forse un po’ troppo ingenua possedeva nello sguardo una strana luce.
_Sono pronta!
_Lo vedo!
Entrò il primo paziente, era talmente spaventato che si poteva respirarne la paura,  la sala era stata allestita a dovere e Lucia attese in disparte, vigile e pronta per ogni imprevisto. Bruna al suo fianco era tesa ma cercava di mantenere la calma. Terminato il primo intervento dovettero scattare per: eliminare gli scarti, portare i ferri utilizzati all’autoclave, raccogliere teli e coperte e sterilizzare tutta la stanza per l’intervento successivo, preparare gli strumenti di lavoro e rendere nuovamente asettica anche la loro presenza.
_Lucia, quando togli i teli devi fare attenzione a questa pinza, la vedi? Sono due uncini che si chiudono uno sull’altro ma una volta chiusi restano tali, si chiama “backhaus”, oltretutto serve per tenere fermi i teli, quando li togli non strattonarli mai!
_Perchè sono pieni di sangue e non dobbiamo entrare in contatto con i liquidi rilasciati dal paziente durante l’operazione.
Bruna la guardò senza nascondere l’odio che provava
_Che braaaava! Visto che sai tutto togli queste pinze e sistema il tavolo io vado a prendere gli strumenti nuovi. E non dimenticare nulla!
Uff. Bruna! Se solo fosse più gentile sembrerebbe anche meno brutta!
Una volta pronta la stanza fu ripopolata nel giro di pochi minuti venne ripopolata.
_Eccomi quaaaaaa! Vi sono mancato?
Lucia si voltò e vide il dott. Conti entrare in modo concitato, sicuramente l’entusiasmo era esagerato per la situazione.
_Ecco le mie dolci e servizievoli infermierine!
Attraversando la sala operatoria diede una pacca sulle natiche di una collega e lei reagì con un sorriso arrossendo.
_Ecco che arriva il porco!
_Come! Cosa? Bruna che fa questo? Ma non è un chirurgo?
_Certo che lo è,….. è il chirurgo della passera!
Istintivamente Lucia si sentì intimamente complice con Bruna, quell’atteggiamento sguaiato non poteva essere adatto ad un medico chirurgo!
_Stai all’occhio, fai sempre quello che ti dice e non avvicinarti mai se non vuoi essere palpeggiata!
Palpeggiata! Ma che schifo!
_Ma come palpeggiata!
_Concentrati e stai zitta. Ora tutto deve filare liscio!
Durante l’operazione Lucia non potè fare a meno di tenere gli occhi puntati sul dott. Conti, non fece altro che ammiccare alle colleghe, parlare di tette e operare con la leggerezza di chi sta spremendo barbabietole e non tagliuzzando cristiani.
_Cos’è, ti piace?
_Ma cosa dici Bruna!
_Se continui a fissarlo in quel modo crederà che sei interessata!
_E’… e’ solo che non credevo che un medico potesse essere così… così….
_Porco?
_Poco professionale! Si ma anche porco! Dai che schifo! Sembra che non guardi nemmeno quello che deve fare!
_Se non ti interessa ti consiglio di stare nell’ombra, si è già scopato metà reparto e presto o tardi ci proverà anche con te.
_Con me?!
_Sei giovane e carina, oltretutto sei di una semplicità disarmante! Sei talmente ingenua che anche io verrei a tampinarti!
_Ma ci ha provato anche con te?
Lucia si rese conto della sciocchezza che aveva pronunciato proprio mentre terminava di dirla. Si voltò verso Bruna con aria interrogativa e la compagna la guardò seria, accentuando ancora di più il monoblocco dell’arcata sopraccigliare.
_Alzati, hanno quasi terminato!
Iniziarono a togliere i teli impregnati di sangue, il personale di sala attardava ad uscire e qualcuno emise dei gridolini acuti attirando l’attenzione di Lucia che alzando lo sguardo rimase impietrita di fronte al dott. Conti. Il medico aveva estratto il proprio pene strofinandolo con gioia contro le cosce delle colleghe indurite che cercavano di contenere le risa isteriche. Lucia non avrebbe mai immaginato di trovarsi di fronte ad un comportamento tanto grottesco! Se ci fosse stata li sua madre sarebbe morta!

martedì 12 marzo 2013


Lucia rimase di fronte al proprio armadietto ci infilò dentro gli effetti personali e si diresse verso la cucina di servizio dove solitamente le infermiere andavano a fare pausa.
_Ciao! Io sono la nuova!
_Ma tu non sei l’inserviente?
_Lo ero! Ho finito la scuola settimana scorsa!
_Brava!
Quelle parole erano i primi complimenti che riceveva
_Grazie!
_Come ti chiami?
_Lucia e tu?
_Addolorata ma tutti mi chiamano Giusy! Chiamami così anche tu!
_Va bene!
_Ti hanno già detto chi dovrai affiancare?
_Si, una certa Bruna.
_Appena arrivata e subito nella fossa dei leoni! In bocca al lupo!
_Perchè com’è? Cosa fa?
_Buongiorno ragazze! Tutto bene? Chi mi fa il caffè oggi?
Un uomo bellissimo si affacciò alla porta della guardiola, Lucia aveva visto spesso il dottor. Conti  ma mai da così vicino! Le infermiere si attivarono subito per preparare il caffé, tese nel disagio che un uomo così affascinante era in grado di creare. Lucia rimase immobile mentre il dottore lanciava sguardi volutamente maliziosi verso le colleghe, verso tutte tranne che lei.
Una volta uscito la stanza si riempì di sospiri e Giusy le si avvicinò sussurrando:
_Se non vuoi avere grane stai lontana da quell’uomo!
Lucia non era ancora interessata agli uomini, il suo obiettivo primario ora era quello di inserirsi a pieno nel gruppo di colleghe, nessuna avrebbe dovuto più scambiarla per l’inserviente, ora era una collega e sapeva che doveva lavorare sodo per dimostrare di essere una vera infermiera professionale. Professionale, quanto le piaceva quella parola, sembrava dare potere a tutto, infermiera professionale, infermiera professionale, continuava a ripeterlo nella testa e a sentirsi felice, completa e felice!
_Lucia, devi fare attenzione!
_Sono attenta!
_Dovrai diventare autonoma in questo lavoro e dovrai essere meticolosa e pignola, pignola e meticolosa! Perché se l’infermiera di sala non prepara a dovere i ferri… sai cosa succede?
_Certo!
_Sai cosa succede?
_CERTO!
_E hai anche il coraggio di rispondere?
_Mi hai fatto una domanda….
_Devi stare zitta, sei nuova, non capisci ancora niente! Stai zitta e quando ti faccio delle domande annuisci! Non sono qui per ascoltarti!
Lucia ascoltava Bruna nella speranza che il suo affiancamento potesse durare il meno possibile, quell’infermiera era troppo aggressiva! Inoltre perché tutta quella cattiveria gratuita? La guardava urlare e smetteva di ascoltarla, osservava le folte sopraciglia, i denti troppo grossi, il viso appesantito dal doppio mento e non poteva fare a meno di pensare che forse era diventata infermiera perché con il giuramento di non sposarsi nessuno avrebbe malignato se non si fosse trovata un uomo nella vita.
_Ma se non posso fare niente mi spieghi come faccio ad imparare?
_Non ti devi permettere di toccare nulla! Su questi ferri c’e ancora la responsabilità del mio nome! E tu non devi rovinare il mio lavoro!
_Ma quando potrò terminare l’affiancamento?
_Se continui di questo passo non lo finirai mai! Imbranata!
Imbranata ci sarai! Cesso!
Lucia seguiva la collega cercando di dimostrare che ce la stava mettendo tutta che era sua intenzione apprendere che comprendeva ogni insegnamento e che era inutile trattarla come una scansa fatiche senza cervello ma Lucia non capiva che Bruna in realtà era solo gelosa e preoccupata della sua bellezza, del suo aspetto giovane e curato e di come dovendo lavorare con il dott. Conti la sua strabordante competenza decennale sarebbe stata oscurata dal minuto fondo schiena della nuova arrivata! Il suo lavoro avrebbe preso una svolta ma in negativo!
A fine turno Lucia tornò nella cucina di servizio, si preparò un caffè e restò a sorseggiarlo da sola guardando fuori dalla finestra, il reparto si trovava al decimo piano regalando stralci di panorama a chi si concedeva il lusso di osservarli, la luce del tramonto entrava donando alla sua pelle un colore ambrato, si sciolse i capelli e li fece ricadere sulle spalle, folti e setosi, le labbra carnose si appoggiavano ritmicamente alla tazzina e in estasi per lo spettacolo che la natura le stava donando non si accorse della presenza sulla porta.
_Sei nuova?
Conti! Lucia cercò di restare calma, perché le stava rivolgendo la parola? Ma soprattutto perché Giusy-Addolorata le aveva detto di stargli alla larga?
_Si, sono nuova.
Conti  si avvicinò a lei sedendosi sulla sedia accanto
_Mi prepareresti un po’ di caffè?
Ma guarda questo stronzo, preparatelo! Non sono più un’ inserviente!
_Si serva, ne è avanzato e la moca è ancora calda.
_Mi piacerebbe vedere che me lo versi tu
_Mi piacerebbe finire la mia pausa turno in pace!
Il dottore si raddrizzò con disappunto, non era abituato ad essere trattato con sufficienza soprattutto da una donna e pure di un livello professionale di gran lunga inferiore al suo!
_Ti ricordo che ti stai rivolgendo ad un medico chirurgo, starei attenta ai toni.
_E lei sta parlando con una infermiera professionale, se vuole del caffé lo vada ad ordinare ad un barista!
L’uomo si alzò infastidito per l’atteggiamento e se ne andò scansando la sedia che cadde per terra.
Lucia si alzò, raccolse la sedia, lavò la tazzina e mise il caffé avanzato in un bricco, le colleghe del turno di notte lo avrebbero trovato per correggere il latte. Fece tutto con calma meticolosa ma in petto sentiva ancora la rabbia per l’atteggiamento del dottore, il suo animo forte e la testardaggine non le avrebbero permesso di piegarsi al servilismo gratuito e non professionale, sapeva che i dottori erano tutti uomini e non sempre trattavano le infermiere con il dovuto rispetto, soprattutto per il maschilismo esteso e dilagante che regnava tra i reparti ma lei era li per svolgere un ruolo ben preciso, una missione, la sua scelta di vita.
Aveva abbandonato tutto e tutti, aveva studiato sodo mentre lavorava come inserviente e adesso che era li, con il suo titolo in mano, non avrebbe permesso a nessuno di trattarla come l’ultima delle arrivate. Conosceva bene il suo valore e non era intenzionata a sottomettersi al sistema. 

martedì 5 marzo 2013


Il silenzio della notte era interrotto dal rumore della fontana, incessante lasciava cadere il suo getto d’acqua e quattro ragazzi si divertivano a chiacchierare nel buio assaporando il gusto proibito di una canna:
_Come mai Toni non è venuto?
_E’ sceso in paese, ha messo gli occhi sulla commessa del fornaio.
_Sagace! Ma non sarà un po’ troppo bella per uno come lui?
_Che scemi! Fa bene! Almeno ci prova!
_E tu invece? Che novità hai?
_A parte che sto perdendo le impronte digitali, niente.
_Ma non eri quella che voleva partire, andare a fare la signora milanese?
_A settembre! A settembre vado!
_Come siamo decise! Allora snobberai il paese nel quale sei nata?
_Sei gelosa forse? Sappiamo già come sarà il tuo futuro! Farai caffé per tutta la tua vita un giorno incontrerai un mandriano, lo reputerai il meno peggio sulla piazza e per vuoto o disperazione te lo porterai a casa, farai due marmocchi e poi aspetterai che crescano credendo che siano opera tua. Patetico. Tu non sai nemmeno cosa significa avere un sogno!
_Ei ei! Hai qualche cosa contro i mandriani? Ti ricordo che io sto per partire per la malga!
_Ma voi mi volete bene? Siete i miei amici! Dovreste desiderare il meglio per me! Invece mi volete incastrata qui!
_Che male c’è a restare qui!
Quella discussione stava diventando sempre più imbarazzante!
_Ragazze mi avete stufato! La novità la porto io, lo zio Tony! Guardate qua!
_Ma che è?
_Questa non ce la fumiamo, ce la dobbiamo tirare su con il naso!
_Ma sei scemo! Che cosa ci fai con la coca?
_Ce la proviamo! Dai offro io!
_Io me ne vado a casa.
_Che scassa kazzo che sei. Guarda puoi smettere da subito di venire alla fontana non c’è bisogno che aspettiamo settembre per non averti più in mezzo ai koglioni!
Lucia li guardò tutti in volto cercando uno sguardo di conforto, invano, quindi si voltò per rientrare a casa. Per la prima volta si sentì completamente sola, senza gruppo, senza branco, senza Nando. Forse era quello che ci voleva, sarebbe stato meno doloroso allontanarsi dalla sua vita.
Con le braccia incrociate si strinse a sé, per fortuna che Nando era innamorato di lei! Se l’avesse odiata come avrebbe reagito? Quelle persone non le appartenevano più, adesso sentiva di percorrere una strada completamente diversa, un po’ ne era dispiaciuta, perché in fondo era da sola ma sentiva un sentimento forte e chiaro, la sua strada era una sola e la stava aspettando sotto i suoi piedi, avrebbe dovuto solo iniziare a camminare! E mentre Lucia stava cercando di pompare il proprio ego alzò lo sguardo e vide un’ombra dal balcone di casa con una torcia in mano
_mamma!
L’ombra le puntò la luce in faccia e poi si ritirò in casa, il silenzio fu più tagliente di una qualunque delle accusa che solitamente riceveva. Quella mamma non capiva, apparteneva ad un mondo antico con delle regole di costume troppo ferree ma soprattutto desuete e una vita passata tra le montagne senza confronti diretti con il mondo esterno ne accentuavano la rigidità . Lucia sapeva di non essere in torto ma in fondo ai suoi pensieri quell’atteggiamento ugualmente la feriva.
Una volta in camera si sedette sul letto, prese il cuscino e lo abbracciò forte, mancavano pochi mesi e poi se ne sarebbe andata. 

* * *
_E poi?
_E poi cosa?
_Sei riuscita ad andartene?
_Se stai zitta racconto!
Sara era piuttosto confusa, ma perché era rimasta li ad ascoltare quella storia? Voltò lo sguardo e vide che Kassia era accovacciata su se stessa con il viso schiacciato sulle coperte del letto.
_Kassia stai bene?
La ragazza rispose senza muoversi
_Allora posso andare avanti?
Lucia era piuttosto alterata per l’interruzione
_Dovrei fare il giro di controllo
_Non ho sentito nessuno che si lamentava, e poi non mi sembri una che ha voglia di alzarsi.
Sara aggrottò le sopracciglia in segno di disappunto.
_Facciamo così, se fai il giro ti aspetto ma domani dirò a tutti che hai scoperto due morti ma non li hai denunciati!
_Lei è satanica, lo sa? Oltretutto io non le ho detto che ho trovato un altro morto! Come fa a saperlo?
_Questa notte la morte sta girando, entro domani ce ne saranno altri.
Sara si guardò in torno agghiacciata, le ombre della notte sembravano essere diventate ancora più minacciose e cercando di scrollarsi di dosso brutti pensieri si avvicinò con la sedia al bordo del letto.
_Quindi, dicevamo, è riuscita a fare la scuola per infermieri?
_Certo sciocchina! Ti ho già detto che sono una infermiera!
_Si, si va bene, ma come ha fatto a mantenersi mentre studiava?
_Lavorando! Vivevo da mia zia e mentre studiavo facevo l’inserviente in ospedale. Allora la scuola durava solo 2 anni così ho pazientato e quando sono riuscita a diventare infermiera ho cercato un appartamento in affitto e sono andata a vivere per conto mio. Era bellissimo, finalmente ero un’ infermiera, ce l’avevo fatta! Dovevo dirlo ai miei amici, scrissi lettere a tutti annunciando la mia vittoria e mi gongolai per un mese da sola pur non avendo mai ricevuto nessun commento in merito.  Ma il mio destino era iniziato, la mia vita iniziava da quel momento, a Milano.
                                   * * *
_Allora Lucia, dovresti già conoscere il reparto, in fondo, facevi l’inserviente fino a ieri!
Il tono della collega era sprezzante ma Lucia non ci fece troppo caso, entrava in ospedale con il titolo di infermiera e per lei questo era motivo di grande orgoglio. Conosceva il reparto in ogni dettaglio ma questa volta le sembrava tutto diverso, più bello, fece un respiro profondo, quasi a voler inalare l’essenza dell’ospedale
_Già, l’odore dell’ospedale, che schifo…..
_A me piace!
La collega la guardò con aria visibilmente inorridita e le fece segno di seguirla.
_Questo è il tuo armadietto, ti hanno già consegnato i camici, devi procurarti le ciabatte adatte
_Le ho già!
_Ok, ok, allora se sai già tutto, se hai già tutto… io vado a fumare una sigaretta.