lunedì 26 novembre 2012


_Giulio sono tornata a casa!
_Ciao amore!
Amore? Ma come gli veniva? Virginia si diresse in camera, lui era seduto alla scrivania e sembrava lavorare.
_Come mai così presto?
_Sono uscita un po’ prima.
Il suo sguardo ricadde sul letto, rifatto, perfetto, non potè fare a meno di sedersi e scostare il copriletto per controllare le lenzuola. Erano quelle del giorno precedente! Questo significava che lei dormiva da sempre in mezzo a residui organici! Dio che schifo!
_Cosa stai facendo?
_Nulla, vado un secondo in bagno!
Si sentiva un po’ a disagio, pur avendo un corpo molto provocante non lo aveva mai usato con l’intenzione di sedurre, ma se avesse mantenuto la calma, sarebbe riuscita nel suo intento. Respirò a fondo un paio di volte e poi uscì dalla porta con in dosso un completo intimo di pizzo bordeaux, guepierre e autoreggenti allacciate. Ai piedi tacco dodici.
_Giulio, ho pensato a noi e a questo periodo, litighiamo solamente ed è da tanto che non stiamo più realmente insieme, ho pensato di farti una sorpresa..
Lui si voltò e assunse un’aria spaventata, come se un killer stesse proseguendo verso di lui con una mannaia in mano.
_Cosa c’è? Ti disturbo forse?
_No! Noooooo! E’ che in cinque anni di relazione non ti ho mai vista così, sei sicura di stare bene?
La reazione di lui la disorientava, poteva sembrare una coniglietta uscita da Play Boy, con tutto quel pizzo e lacci e cordini e chiappe al vento! Ma non doveva essere provocante? Virginia non si fece intimorire dalla reazione inaspettata e proseguì nei suoi intenti
_Appunto ho pensato di creare un cambiamento, il nostro rapporto ha bisogno di uno scossone.
La sua voce era calda e vellutata e ad ogni suo passo sentiva che il petto le sobbalzava in modo imbarazzante, preferiva di gran lunga il reggipetto contenitivo, ma non avrebbe fatto lo stesso magnetico effetto.
Virginia si avvicinò lentamente alla preda cercando di resistere alla risata che voleva esploderle in faccia, si sentiva ridicola vestita in quel modo e soprattutto la divertiva vedere il modo in cui quell’uomo la osservava. Avevano fatto sesso centinaia di volte, conosceva il suo corpo prorompente eppure non lo aveva mai visto così, gli occhi a palla, le scocche rosse, incapace di ribellarsi a quello che stava per accadere, o meglio che credeva sarebbe successo.
Pur essendo molto determinata Virginia non potè evitare di inciampare nei suoi passi, ma cadere sul letto sembrava una mossa voluta
_Vieni vicino a me, sei ancora in grado di desiderarmi?
Lui divenne una marionetta nelle sue mani e lei poteva tirare i fili a suo piacimento. Succube della componente erotica, Giulio si distese tra le lenzuola, avanzando carponi sopra di lui Virginia iniziò a baciargli il collo mentre con le mani cercava di distendergli le braccia
_Ho pensato che aggiungere un po’ di pepe poteva rendere tutto più divertente!
_A cos’hai pensato?
Clack! Clack!
_Manette? Sei una vera porca!
Quelle parole la irrigidirono, la sua schiena si contrasse raddrizzandosi di scatto, per fortuna che gli aveva già bloccato le mani non aveva molta voglia di proseguire ancora a lungo quella farsa! Oltretutto la brasiliana era diventata un tutt’uno con il suo fondoschiena e la cosa la indisponeva!
_Voglio giocare con te, ma per farlo, dovrò legarti anche i piedi!
_Anche i piedi?
_Si, devi essere completamente nelle mie mani, saprò ricompensarti!
_Va bene! Va bene!
Piccolo involuto figlio della masturbazione! Sei talmente stupido da non aver capito nulla! Vieni, avanza nella tela che sto tessendo!
Virginia gli sfilò i jeans con foga lo prese per le caviglie e le bloccò con altre manette ai piedi del letto.
I suoi gesti erano forti e determinati ma anche se lui avesse inteso il suo doppio gioco, ormai era troppo tardi.
_Che bello! Mi piace! Mi piace!
Virginia si alzò, lo vide tutto eccitato che si dimenava dalla gioia, completamente bloccato, questa volta scoppiò in una risata, talmente piena e sguaiata da incutere timore.
_Cosa c’è da ridere? Vieni qua! Sono il tuo schiavo!
_Si, e io la padrona!
Quel gioco stava diventando divertente, poteva anche dedicarsi l’occasione di giocare un po’ prima di concludere.
_Aspettami!
_E dove vuoi che vada?
Virginia si tolse i tacchi a spillo e le autoreggenti, il perizoma a brasiliana e indossò un paio di culotte, si tolse il balconcino di pizzo trovando conforto nel caro vecchio contenitivo e finalmente potè concentrarsi sul suo  lavoro. Tornò in stanza con un paio di forbici e una candela.
_Ei! Cosa vuoi fare?
_ Stai zitto maiale! Ho detto CHE IO SONO LA TUA PADRONA! E tu devi stare zitto!
_Questa cosa mi eccita tantissimo! Ma mi fai paura! Ma mi eccita !
Lei lo fulminò con lo sguardo
_Ti ho detto di chiudere quella kazzo-fottuta bocca!
Prese le forbici e con un gesto netto e preciso le infilò nella camicia e iniziò a tagliare
_A a a a a a a a a a a a a a! La camicia! E’ nuova!
_S.t.a.i. ZITTO!
Non aveva intenzione di liberargli le mani per sfilare la camicia, tagliò le maniche nella loro lunghezza smembrando completamente l’indumento.
_Come mi sto divertendo!
_Me la devi ricomprare!
Virginia impugnò le forbici come se fossero un pugnale e mimò il gesto di accoltellarlo
_Non ti conviene provocarmi! Sei bloccato!
_Si, ma stai esagerando, e sono sempre manette giocattolo!
_Credici!
_Cosa? Cosa stai dicendo?
Giulio iniziò a dimenarsi ma le manette non si aprirono, mano a mano che si muoveva ne prendeva sempre più consapevolezza
_Cosa stai combinando? Cosa mi vuoi fare? 
Un taglio netto sulle mutande e Giulio fu completamente nudo
_Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! Mi vuoi tagliare il kazzo! Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
Virginia prese un pezzo di camicia e gliela infilò in bocca.
_Non ti voglio evirare, finirei in un mare di guai per una cosa del genere ma tu sei stato realmente un pessimo compagno! E per questo ho intenzione di punirti! Smettila di mugolare o ti faccio a pezzi!
Giulio conosceva Virginia, la sua determinazione, la sua capacità di perseguire un obiettivo e raggiungerlo, la sua freddezza e la forza, eppure aveva commesso la leggerezza di approfittarsi di una come lei. La paura gli annebbiava la vista, il cuore pompava con tale forza da lasciarlo in balia del terrore, consapevole di essere bloccato nelle mani di una donna con una mente senza freni!
_Smettila di mugolare mi dai fastidio! Adesso iniziamo un nuovo gioco, una caccia al tesoro, guardiamo insieme cosa contiene il cassetto del tuo comodino! STRONZO!
Allora, vuoi la busta numero uno, la numero due, o la numero tre? Io dico la tre! Uuuu, guarda qua, un conto corrente a tuo nome! Diecimila euro! Bambino cattivo, volevi speculare alle mie spalle? Oltre al fatto che siamo appoggiati al letto nel quale poche ore fa hai fatto sesso con una donna! SCHIFOSO! E MI CI FAI DORMIRE DENTRO OGNI VOLTA!
Sai cosa sei? UN DEFICIENTE!
Virginia si alzò di scatto, corse in bagno e tornò trionfante con il suo depilatore personale in mano!
_Devi imparare la lezione! Lezione numero uno!
Attaccò la corrente e iniziò a strappare i peli dal petto di Giulio
_Mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm!
_Smettila! Stai zitto! Non ti sopporto!
La sua mano si muoveva lentamente, in modo da poter staccare dalla pelle più peli possibili! Scivolò decisa sui capezzoli contornati da un’aureola scura
_Giro giro tondo, stacco i peli al mondo! Hi hi ! E tu sei uno stronzo! E adesso ti faccio diventare pelato! Glabro come un porcellino! Perché è quello che sei! UN MAIALE! UN GROSSO E GRASSO MAIALE! 
La sua mano si staccò dal petto per cadere sulle guance di Giulio
_Stai fermo! STAI FERMO! Così ci impiegheremo le ore!
Il malcapitato si dimenava come un’anguilla per cercare di scappare alla tortura, invano, più si muoveva più sentiva che le manette ai polsi gli tagliavano la pelle.
Il dolore non era netto ne intenso ma diffuso pungente e fastidioso, era insopportabile e non smetteva mai! Le guance iniziarono a sanguinare, i peli erano troppo duri sul viso e si staccavano a fatica.
_Cos’hai al posto della faccia, uno zerbino? Ecco come fai a non avere scrupoli! Stronzo! Questi kazzo di peli da culo che ti crescono in faccia sembrano aculei, mi dici come fai ad averli così duri? …Dici che farà più male strappare i capelli o il pube?
_mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm!
_Cosa credi che ti sfoltisco un pochino e poi me ne vado? No ciccio! Io ti raso tutto!
Estrasse dall’armadio una corda, la fece passare sotto al letto per poi arrotolarla intorno al petto del maiale.
_Ecco così starai più fermo! E smettila di strattonare che rompi il letto! Ora arriva la parte più divertente, il tuo folto e stupido pube! Questa salsicciotta che fa qui in mezzo? Forse potremmo accorciarla!
_MMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMM!!!
_HA HA HA HA HA! Mi piacerebbe, ma il sangue mi fa impressione! HA! HA! HA! HA! Avanti, finiamo questo gioco, sta diventando impegnativo!
La sua dedizione chirurgica venne ripagata quando due ore dopo si alzò soddisfatta, l’epilatore bollente in mano e nel letto un essere, glabro, senza capelli, senza barba, senza sopracciglia, sembrava un alieno, un malato, il sangue peggiorava lo scenario.
_Sei proprio brutto sai?
Lui, esausto e sollevato la guardava in lacrime, arrabbiato provava ancora a strattonare le mani ma ormai non aveva più forza. Lei lo guardò quasi impietosita, quasi consapevole di quello che aveva fatto, ma si ricompose subito, pensando a quello che lui aveva fatto a lei! Fece le valigie, andò in cucina, aprì il frigor e prese una mela, tornò in camera e sostituì la tela imbevuta di saliva con il frutto. Si mise in un angolo della stanza e scattò una fotografia.
_Ogni maiale deve avere la sua mela!
Si rivestì, raccolse tutte le sue cose e uscì di casa, ma prima di andarsene chiuse a chiave la porta.


lunedì 19 novembre 2012


La pioggia sembrava non volersi arrestare e Virginia rientrò in casa fradicia. La porta purtroppo era aperta, questo poteva significare solo due cose: o quel deficiente lasciava la loro casa a portata di ladro tutti i giorni oppure era in casa.
Tolse gli stivali per non bagnare il pavimento facendo diventare i suoi passi felpati ed invisibili, andò in bagno per lavarsi la mano con l’acqua ossigenata e scorse la fuga della porta della camera da letto illuminata: la vescica era in casa.
Non aveva voglia di incontrarlo e soprattutto non aveva voglia di dirgli che aveva perso il lavoro, doveva trovare una scusa per il fatto di essere rincasata così presto ma non le venivano in mente niente. Poteva darsi malata, così almeno si sarebbe potuta coricare senza troppe cerimonie, ma mentre cercava di sistemarsi i capelli notò nell’immagine dello specchio che alle sue spalle c’era qualche cosa di inusuale. Un indumento non famigliare. Si voltò e vide una gonna a terra, una mini gonna, troppo volgare per essere sua.
Uscì dal bagno e in corridoio davanti alla porta della sua camera da letto, per terra, un altro indumento. Questa era bella. Una scena alla “Slining doors”! Si avvicinò alla porta socchiusa e potè riconoscere nettamente dei gemiti, due persone, una femminile e una maschile.
Virginia accompagnò la mano alla bocca e restò per qualche secondo immobile, senza pensieri, senza parole. Il modo migliore di reagire era andarsene, in silenzio, senza farsi scoprire.
E così fece. Tornò in cucina, recuperò borsa e stivali e dopo un’ultima ricognizione visiva della stanza uscì così come se ne era andata.

Stupida! Che fai! Torna in dietro! Apri la porta e fai finta di rubare qualche cosa! Accidenti! Certo! Sul tavolo della sala c’erano il suo mac, il cellulare e il portafoglio! Almeno avrebbe imparato la prima di una lunga lista di lezioni. Lezione numero uno: MAI LASCIARE LA CASA CON LA PORTA APERTA ED INCUSTODITA!
Inoltre nell’esigenza di trovare un nuovo appartamento avrebbe avuto già un p.c. dal quale inviare curricola per un nuovo lavoro! Malefica e geniale. Ora doveva solo aspettare che diventasse sera per poter tornare nuovamente a casa.

Quella era la seconda volta che in una giornata prendeva una cioccolata in un bar, era l’unica cosa che poteva scaldarla con dolcezza oltre a darle una dosa di energia pura, la stanchezza della notte insonne iniziava a diventare difficile da sopportare, il barista non faceva che fissare il suo decoltè con insistenza ma non aveva voglia di andare da un’altra parte, ora doveva mettere insieme le idee e decidere come muoversi, non amava più Giulio, di questo era sicura, non si sentiva nemmeno ferita per le corna, non le importava più nulla, anzi meglio perché si sarebbe sentita meno in colpa nel chiudere quella relazione. Come aveva potuto farsi trattare in quel modo! Oltretutto come aveva fatto a credere di amare una persona che in realtà scopriva di non conoscere! Era giunto il momento di riprendere in mano la sua vita! Con i soldi della liquidazione sarebbe stata tranquilla per lungo tempo, soprattutto senza dover mantenere anche un’altra persona! Una stanza in condivisione costava meno di un intero affitto e magari avrebbe trovato anche il tempo per una vacanza da sola, in qualche posto al sole! Ora doveva trovare un modo esemplare per lasciare l’ignaro mantenuto.
Si voltò verso il barman, la stava osservando, ancora! Ma come poteva essere così sfacciato?
Lui le sorrise ma lei si alzò e uscì senza pagare.
La banalità delle menti maschili era disarmante, bastava avere due poppe voluminose per ottenere tutto! … Eccola, una piccola esplosione tra neuroni, l’idea era li, a portata di mano, aveva solo bisogno di un completo intimo molto provocante, manette e una corda resistente.

domenica 11 novembre 2012


L’ufficio con le tendine bianche la metteva a disagio le ricordava sempre lo studio del dentista che le curava i denti da piccola, odiava l’amministratore, lo considerava troppo mediocre per la carica che rivestiva, un uomo semplice seduto sul trono di qualcun’altro.
_Buongiorno, mi voleva vedere?
_Buongiorno, si accomodi. La volevo incontrare perché la devo aggiornare sulle nuove politiche aziendali che verranno applicate, da oggi stesso.
_Per favore non faccia troppi giri di parole, sappiamo che esiste una crisi! E non ne siamo esenti! Vada avanti!
_Va bene! Lei è licenziata.
_E come mai?
_Tagli del personale
_E come pensate di gestire l’ufficio delle risorse umane?
_La sua segretaria e uno studio di consulenza per le buste paga.
_Lei crede realmente che le mie competenze possano essere sostituite dalla mia segretaria?
_Lei ha uno stipendio troppo alto! Non ce lo possiamo permettere!
_Ha mai pensato di abbassare il suo? E con me chi viene via?
_Altre 10 teste che riteniamo costose e inutili. Mi dispiace.
_Visto che reputa il mio ruolo superfluo, mi sa spiegare chi manterrà i contatti con i sindacati, con le agenzie per il lavoro e chi farà la selezione?
_Non crediamo di assumere altro personale nei prossimi due anni.
_Va bene e con quanto?
_Come?
_Con quanto mi lasciate a casa?
_Con una annualità.
_Io possiedo dei documenti con la sua firma in originare e il timbro aziendale che autorizzano contratti interinali non a norma di legge. Ci sono tre persone che per l’illegalità del loro contratto potrebbero impugnarlo e verrebbero assunte seduta stante. A tempo indeterminato! Facciamo che mi lascia a casa con due annualità.
_Come si permette! Questo è un ricatto!
_Lei mi sta licenziando! Non se lo dimentichi!   
  Due annualità!
_Una!
_Due! E considerando che sono l’unica in grado di redarre il documento, me ne aggiungo un’altra!
_Ladra!
_Ladri siete VOI! Che avete voluto assumere raccomandati! Avete assunto inetti con uno stipendio abnorme! I LADRI SIETE VOI!
Si alzò e tornò nel suo ufficio, per prima cosa si infilò in borsa le cartelline che contenevano i contratti incriminati, poi passò l’intera mattinata a creare il documento per la cessazione del suo rapporto di lavoro ma con grande sorpresa più proseguiva nella redazione del documento, più si sentiva bene, libera, leggera. Stava consegnando briglie e sella, dove lei non era il fantino, ma il cavallo!
Non si sarebbe più dovuta alzare all’alba, non avrebbe più dovuto gestire le lamentele dei lavoratori i battibecchi con i sindacati ed inutili,  estenuanti colloqui con gente pedante e noiosa.
Ma soprattutto, basta l’estrema ed inutile competizione con i colleghi! Vecchi dinosauri sessisti!
Se ne stava andando e per la prima volta il fastidio sulle guance si fece più sopportabile e accennò ad un sorriso o forse più ad un ghigno. Fuori la pioggia lavava il grigiore cittadino mentre i suoi capelli iniziarono a gonfiarsi per l’umidità presa. Poteva tornare a casa, era solo mezzogiorno e lei poteva tornare a casa, la situazione era talmente surreale da sembrare magica. Decise che l’occasione era perfetta per andare a fare un giro in centro, senza folla, senza pressa, solo la pioggia!
Fece il giro delle librerie e dei negozi di scarpe poi si sedette a mangiare una cioccolata calda dietro alla vetrata di un bar che dava direttamente sulla strada, vedere così poche persone a Milano era irreale, si sentiva dentro ad un universo parallelo. Ora il dramma da affrontare restava solo uno e la stava aspettando a casa anche se ora sentiva di avere tutta la determinazione per liberarsi anche di lui.
Il tram senza traffico era quasi piacevole, anzi, romantico, con le sedute in legno e uno stile così retrò.
Secondo i suoi calcoli la sanguisuga doveva essere fuori casa, ne avrebbe approfittato per riposare un paio d’ore e fare le valigie, anzi avrebbe potuto disdire l’affitto dell’appartamento senza dire nulla a Giulio, cercare una stanza in affitto e andarsene piano piano senza che lui se ne accorgesse e poi, la settimana prima di liberare l’appartamento, lo avrebbe lasciato nella merda più assoluta!
Ormai non sentiva più nessun senso di colpa, ma solo il desiderio di rivalsa! Quella sottospecie di uomo andava punito con una lezione memorabile! Oltretutto doveva ancora escogitare il modo di scoprire da dove arrivava quell’introito regolare nel conto del traditore! E facendo due calcoli, 10'000,00 € diviso 800,00 € faceva 12! Il bastardo prendeva uno stipendio da circa un anno! E non aveva detto nulla! Lei da due anni aveva rinunciato alle vacanze estive, ai fine settimana fuori porta, all’automobile! Per non parlare di tutti i vestiti che si sarebbe potuta permettere! Stronzo!
Tutta quella rabbia mista alla notte insonne e ad un licenziamento lampo le fece mancare il fiato, aggrappata al palo del tram sentiva di non riuscire a respirare, una forza nervosa stava tirando tutte le sue membra, come un vulcano in ascesa, prima di compiere la propria esplosione di trionfo!
Uno zingaro che chiedeva spiccioli fu attratto dalla donna con borsa in vera pelle visibilmente in difficoltà:
_Signora sono una familia povera!
_Vattene!
La sudicia mano di lui si tese verso quella candida e immacolata di lei.
L’uomo rimase immobile.
_TI HO DETTO CHE TE NE DEVI ANDARE!
Virginia si alzò di scatto e sferzò un pugno secco sul naso del malcapitato.
L’autista sentendo urlare frenò di colpo e tutti si sentirono trascinati da una forza invisibile, spaventati e al tempo stesso eccitati dalla inusuale reazione. Sicuramente la violenza non poteva essere un comportamento accettabile ma il soggetto era propenso ad attirare l’inimicizia di tutta la comitiva anche se rantolava con il viso pieno di sangue.
_Kazzo, che casino! Ed ho la mano piena di sangue! Che schifo! Signora mi dia una salviettina! Ce l’ha umidificata? Speriamo di non prendere l’AIDS! Kazzo! Kazzo!
Vedendo lo sguardo attonito di una vecchia incartapecorita si accinse a scendere dal mezzo e fece a piedi il resto della strada, si fermò solo per lavarsi la mano presso la fontanella nel parco del Castello Sforzesco.

domenica 4 novembre 2012


_Adesso entro e gli faccio il culo! Mantenuto e Ladro! Mantenuto e Ladro! Stronzo! Mi ruba anche dal portafogli!
Suonò alla porta ma non ottenne risposta, introdusse le chiavi e la spalancò con rabbia.
_Ma dove kazzo sei finito? Dove kazzo la tiene?
Virginia si diresse in camera sul mucchio di abiti di Giulio, tastò in tutte le tasche ma nulla, tornò all’ingresso e guardò in tutele giacche appese, nulla. Dove poteva tenerla? Comodino!
Aprì il cassetto e tirò fuori tutto il contenuto: profilattici, calze, una bibbia (e da quando?), e diverse buste nere porta documenti, tre. La prima conteneva i dati della sua assicurazione sulla vita, che modo di tenerla, tutta ripiegata su se stessa. La seconda conteneva alcune lettere che lei gli aveva scritto nei primi anni della loro relazione, tenero. La terza invece fu una vera e propria rivelazione, i documenti di un conto corrente che conteneva diecimila euro. Apperò! E questi soldi da dove arrivavano? La busta conteneva anche un estratto conto degli ultimi tre mesi, 1 gennaio: emolumenti 800€, 1 febbraio: emolumenti 800€, 1 marzo: emolumenti 800€.
_Quello stronzo figlio di puttana ha un introito e si fa completamente mantenere? Ed ha anche il coraggio di rubare dalla mia borsa! Calma Virginia, calma, devi ragionare e capire cosa fare.
Si prese il viso con entrambe le mani e iniziò a fregarselo con forza sui punti sensibili.
_Stiamo calmi, stiamo calmi, adesso, o lo ammazzo quando varca la soglia oppure metto tutto in ordine e faccio finta di niente, cerco di capire da dove arrivano e poi trovo il modo di fargliela pagare! FARGLIELA PAGARE!
Un rumore dall’ingresso, era lui che rincasava
_Virginia? Sei tornata?
Lei prese tutti gli incartamenti e li mise nuovamente nel cassetto, si alzò da terra e velocemente rotolò verso il suo lato del letto.
_Virginia! Rispondi che mi spaventi!
_Sono tornata!
_Cos’hai fatto in faccia? Sei tutta rossa! Ti sei graffiata! Sei stanca?
_Si, sono stanca.
_Questa sera ho preparato io!
_Non dovevi uscire con gli amici?
_Si, ma ho preferito rimandare, era più importante stare con te.
_Tanto guarda, mangio un boccone e vado a dormire, sono stravolta.
_Va bene, ho preparato gli spaghetti allo scoglio!
_Mi sembra coerente, vivi con una cozza amara!
_Ma no! Dai che dici? Solo perchè qualche volta litighiamo?
_Giulio, non ho cambiato idea, ti devi trovare un lavoro!
_Dai non fare la rigidona!
Il suo sguardo fu più eloquente di qualsiasi parola. Era troppo difficile nascondere la rabbia che teneva in corpo. Lo avrebbe ammazzato li, adesso, con le sue mani!
_Mi hai rubato la carta di credito?
_Nooooo l’hai dimenticata a casa!
_Giulio, io non dimentico mai nulla, mi hai preso la carta!
_Guarda che è all’ingresso, l’ho messa li per fartela vedere!
Virginia si alzò di scatto e andò a recuperare il maltolto. Si mise in pigiama e poi a tavola non proferì parola, mangiò in silenzio, il suo cervello cercava di escogitare come fare per liberarsi della piaga.
_Vado a dormire.
_Allora non ti dispiace se esco! Per me è presto!
_Vai, levati dai koglioni!
Lui, incurante dell’atteggiamento irato di lei, si stampò un sorriso in volto, indossò il cappotto e uscì.

Avvolta dal tepore del piumone Virginia non poteva dormire, il cuore batteva più di una mitraglia nemmeno il profumo di lavanda delle lenzuola riusciva a calmarla. Si sentiva usata, sfruttata in nome di un amore ormai mal dissimulato. Oltraggiata, disonorata, con l’autostima calpestata, da sempre era stata intenzionata ad aiutarlo aveva rinunciato a molte cose per poter mantenere entrambi ma la realtà era che Giulio non sarebbe mai diventato un giornalista e lei lo stava mantenendo come un figlio adolescente. Ma da dove arrivavano quei soldi? Doveva scoprire per chi lavorava e cosa faceva. Giulio rincasò alle tre e lei era ancora sveglia, rimase in ascolto di tutti i suoi movimenti, prima in bagno, poi il pigiama ed infine nel letto. Eccolo, li di fianco a lei, non meritava quel posto, doveva stare di fronte, così lo avrebbe potuto prendere a calci in culo! Doveva trattenersi dall’alzargli le mani, mettergli le dita in torno al collo e stringere forte. Doveva vendicarsi, sicuramente l’avrebbe aiutata ad esorcizzare tutta quella rabbia Avrebbe potuto prendere tutte le sue riviste di arte e farne un bel falò, oppure prendere a martellate il suo mac ma anche riempire di buchi i suoi completi Armani. Sopraffatta da tutto quell’odio alla fine cedette alla stanchezza e si addormentò, poco prima che la sveglia suonasse.

_Questo fottuto mondo mi vuole uccidere?
_Cosa succede?
_Dormi stronzo!
_Va bene.
Si alzò, si fece la doccia, come tutte le mattine si stirò i capelli, si truccò abbondando il correttore sulle occhiaie e poi furiosa si diresse in tailleur nero verso la fermata dell’autobus. La pioggia sembrava voler affogare la città, le auto sollevavano pozzanghere incuranti dei pedoni mentre gli autobus tardavano. Quando raggiunse la fermata della metropolitana si inserì in mezzo alla folla, strizzata in un abbraccio generale di umanità e ombrelli fradici. Finalmente il tram e poi il percorso a piedi.
_Buongiorno dottoressa.
_Sono zuppa!
_Ha un appuntamento tra mezz’ora con l’amministratore delegato.
Ecco, la valanga di causa-effetto si stava staccando dal costone della montagna e stava per franargli addosso!
_Fammi portare un caffé in ufficio. Veloce.
_Subito.
Quella giornata stava diventando letale. Doveva ragionare, cosa le voleva proporre? Di licenziare mezzo stabilimento? Cassa integrazione?  Mobilità? E se invece avessero licenziato lei?
Doveva studiare una strategia.