martedì 5 marzo 2013


Il silenzio della notte era interrotto dal rumore della fontana, incessante lasciava cadere il suo getto d’acqua e quattro ragazzi si divertivano a chiacchierare nel buio assaporando il gusto proibito di una canna:
_Come mai Toni non è venuto?
_E’ sceso in paese, ha messo gli occhi sulla commessa del fornaio.
_Sagace! Ma non sarà un po’ troppo bella per uno come lui?
_Che scemi! Fa bene! Almeno ci prova!
_E tu invece? Che novità hai?
_A parte che sto perdendo le impronte digitali, niente.
_Ma non eri quella che voleva partire, andare a fare la signora milanese?
_A settembre! A settembre vado!
_Come siamo decise! Allora snobberai il paese nel quale sei nata?
_Sei gelosa forse? Sappiamo già come sarà il tuo futuro! Farai caffé per tutta la tua vita un giorno incontrerai un mandriano, lo reputerai il meno peggio sulla piazza e per vuoto o disperazione te lo porterai a casa, farai due marmocchi e poi aspetterai che crescano credendo che siano opera tua. Patetico. Tu non sai nemmeno cosa significa avere un sogno!
_Ei ei! Hai qualche cosa contro i mandriani? Ti ricordo che io sto per partire per la malga!
_Ma voi mi volete bene? Siete i miei amici! Dovreste desiderare il meglio per me! Invece mi volete incastrata qui!
_Che male c’è a restare qui!
Quella discussione stava diventando sempre più imbarazzante!
_Ragazze mi avete stufato! La novità la porto io, lo zio Tony! Guardate qua!
_Ma che è?
_Questa non ce la fumiamo, ce la dobbiamo tirare su con il naso!
_Ma sei scemo! Che cosa ci fai con la coca?
_Ce la proviamo! Dai offro io!
_Io me ne vado a casa.
_Che scassa kazzo che sei. Guarda puoi smettere da subito di venire alla fontana non c’è bisogno che aspettiamo settembre per non averti più in mezzo ai koglioni!
Lucia li guardò tutti in volto cercando uno sguardo di conforto, invano, quindi si voltò per rientrare a casa. Per la prima volta si sentì completamente sola, senza gruppo, senza branco, senza Nando. Forse era quello che ci voleva, sarebbe stato meno doloroso allontanarsi dalla sua vita.
Con le braccia incrociate si strinse a sé, per fortuna che Nando era innamorato di lei! Se l’avesse odiata come avrebbe reagito? Quelle persone non le appartenevano più, adesso sentiva di percorrere una strada completamente diversa, un po’ ne era dispiaciuta, perché in fondo era da sola ma sentiva un sentimento forte e chiaro, la sua strada era una sola e la stava aspettando sotto i suoi piedi, avrebbe dovuto solo iniziare a camminare! E mentre Lucia stava cercando di pompare il proprio ego alzò lo sguardo e vide un’ombra dal balcone di casa con una torcia in mano
_mamma!
L’ombra le puntò la luce in faccia e poi si ritirò in casa, il silenzio fu più tagliente di una qualunque delle accusa che solitamente riceveva. Quella mamma non capiva, apparteneva ad un mondo antico con delle regole di costume troppo ferree ma soprattutto desuete e una vita passata tra le montagne senza confronti diretti con il mondo esterno ne accentuavano la rigidità . Lucia sapeva di non essere in torto ma in fondo ai suoi pensieri quell’atteggiamento ugualmente la feriva.
Una volta in camera si sedette sul letto, prese il cuscino e lo abbracciò forte, mancavano pochi mesi e poi se ne sarebbe andata. 

* * *
_E poi?
_E poi cosa?
_Sei riuscita ad andartene?
_Se stai zitta racconto!
Sara era piuttosto confusa, ma perché era rimasta li ad ascoltare quella storia? Voltò lo sguardo e vide che Kassia era accovacciata su se stessa con il viso schiacciato sulle coperte del letto.
_Kassia stai bene?
La ragazza rispose senza muoversi
_Allora posso andare avanti?
Lucia era piuttosto alterata per l’interruzione
_Dovrei fare il giro di controllo
_Non ho sentito nessuno che si lamentava, e poi non mi sembri una che ha voglia di alzarsi.
Sara aggrottò le sopracciglia in segno di disappunto.
_Facciamo così, se fai il giro ti aspetto ma domani dirò a tutti che hai scoperto due morti ma non li hai denunciati!
_Lei è satanica, lo sa? Oltretutto io non le ho detto che ho trovato un altro morto! Come fa a saperlo?
_Questa notte la morte sta girando, entro domani ce ne saranno altri.
Sara si guardò in torno agghiacciata, le ombre della notte sembravano essere diventate ancora più minacciose e cercando di scrollarsi di dosso brutti pensieri si avvicinò con la sedia al bordo del letto.
_Quindi, dicevamo, è riuscita a fare la scuola per infermieri?
_Certo sciocchina! Ti ho già detto che sono una infermiera!
_Si, si va bene, ma come ha fatto a mantenersi mentre studiava?
_Lavorando! Vivevo da mia zia e mentre studiavo facevo l’inserviente in ospedale. Allora la scuola durava solo 2 anni così ho pazientato e quando sono riuscita a diventare infermiera ho cercato un appartamento in affitto e sono andata a vivere per conto mio. Era bellissimo, finalmente ero un’ infermiera, ce l’avevo fatta! Dovevo dirlo ai miei amici, scrissi lettere a tutti annunciando la mia vittoria e mi gongolai per un mese da sola pur non avendo mai ricevuto nessun commento in merito.  Ma il mio destino era iniziato, la mia vita iniziava da quel momento, a Milano.
                                   * * *
_Allora Lucia, dovresti già conoscere il reparto, in fondo, facevi l’inserviente fino a ieri!
Il tono della collega era sprezzante ma Lucia non ci fece troppo caso, entrava in ospedale con il titolo di infermiera e per lei questo era motivo di grande orgoglio. Conosceva il reparto in ogni dettaglio ma questa volta le sembrava tutto diverso, più bello, fece un respiro profondo, quasi a voler inalare l’essenza dell’ospedale
_Già, l’odore dell’ospedale, che schifo…..
_A me piace!
La collega la guardò con aria visibilmente inorridita e le fece segno di seguirla.
_Questo è il tuo armadietto, ti hanno già consegnato i camici, devi procurarti le ciabatte adatte
_Le ho già!
_Ok, ok, allora se sai già tutto, se hai già tutto… io vado a fumare una sigaretta.

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