Il silenzio della notte era interrotto dal
rumore della fontana, incessante lasciava cadere il suo getto d’acqua e quattro
ragazzi si divertivano a chiacchierare nel buio assaporando il gusto proibito
di una canna:
_Come mai Toni non è venuto?
_E’ sceso in paese, ha messo gli occhi
sulla commessa del fornaio.
_Sagace! Ma non sarà un po’ troppo bella
per uno come lui?
_Che scemi! Fa bene! Almeno ci prova!
_E tu invece? Che novità hai?
_A parte che sto perdendo le impronte
digitali, niente.
_Ma non eri quella che voleva partire,
andare a fare la signora milanese?
_A
settembre! A settembre vado!
_Come
siamo decise! Allora snobberai il paese nel quale sei nata?
_Sei
gelosa forse? Sappiamo già come sarà il tuo futuro! Farai caffé per tutta la
tua vita un giorno incontrerai un mandriano, lo reputerai il meno peggio sulla
piazza e per vuoto o disperazione te lo porterai a casa, farai due marmocchi e
poi aspetterai che crescano credendo che siano opera tua. Patetico. Tu non sai
nemmeno cosa significa avere un sogno!
_Ei
ei! Hai qualche cosa contro i mandriani? Ti ricordo che io sto per partire per
la malga!
_Ma
voi mi volete bene? Siete i miei amici! Dovreste desiderare il meglio per me!
Invece mi volete incastrata qui!
_Che
male c’è a restare qui!
Quella
discussione stava diventando sempre più imbarazzante!
_Ragazze
mi avete stufato! La novità la porto io, lo zio Tony! Guardate qua!
_Ma
che è?
_Questa
non ce la fumiamo, ce la dobbiamo tirare su con il naso!
_Ma
sei scemo! Che cosa ci fai con la coca?
_Ce
la proviamo! Dai offro io!
_Io
me ne vado a casa.
_Che
scassa kazzo che sei. Guarda puoi smettere da subito di venire alla fontana non
c’è bisogno che aspettiamo settembre per non averti più in mezzo ai koglioni!
Lucia
li guardò tutti in volto cercando uno sguardo di conforto, invano, quindi si
voltò per rientrare a casa. Per la prima volta si sentì completamente sola,
senza gruppo, senza branco, senza Nando. Forse era quello che ci voleva,
sarebbe stato meno doloroso allontanarsi dalla sua vita.
Con
le braccia incrociate si strinse a sé, per fortuna che Nando era innamorato di
lei! Se l’avesse odiata come avrebbe reagito? Quelle persone non le
appartenevano più, adesso sentiva di percorrere una strada completamente
diversa, un po’ ne era dispiaciuta, perché in fondo era da sola ma sentiva un
sentimento forte e chiaro, la sua strada era una sola e la stava aspettando
sotto i suoi piedi, avrebbe dovuto solo iniziare a camminare! E mentre Lucia
stava cercando di pompare il proprio ego alzò lo sguardo e vide un’ombra dal
balcone di casa con una torcia in mano
_mamma!
L’ombra
le puntò la luce in faccia e poi si ritirò in casa, il silenzio fu più
tagliente di una qualunque delle accusa che solitamente riceveva. Quella mamma
non capiva, apparteneva ad un mondo antico con delle regole di costume troppo
ferree ma soprattutto desuete e una vita passata tra le montagne senza
confronti diretti con il mondo esterno ne accentuavano la rigidità . Lucia
sapeva di non essere in torto ma in fondo ai suoi pensieri quell’atteggiamento
ugualmente la feriva.
Una
volta in camera si sedette sul letto, prese il cuscino e lo abbracciò forte,
mancavano pochi mesi e poi se ne sarebbe andata.
* * *
_E
poi?
_E
poi cosa?
_Sei
riuscita ad andartene?
_Se
stai zitta racconto!
Sara
era piuttosto confusa, ma perché era rimasta li ad ascoltare quella storia?
Voltò lo sguardo e vide che Kassia era accovacciata su se stessa con il viso
schiacciato sulle coperte del letto.
_Kassia
stai bene?
La
ragazza rispose senza muoversi
_Allora
posso andare avanti?
Lucia
era piuttosto alterata per l’interruzione
_Dovrei
fare il giro di controllo
_Non
ho sentito nessuno che si lamentava, e poi non mi sembri una che ha voglia di
alzarsi.
Sara
aggrottò le sopracciglia in segno di disappunto.
_Facciamo
così, se fai il giro ti aspetto ma domani dirò a tutti che hai scoperto due
morti ma non li hai denunciati!
_Lei
è satanica, lo sa? Oltretutto io non le ho detto che ho trovato un altro morto!
Come fa a saperlo?
_Questa
notte la morte sta girando, entro domani ce ne saranno altri.
Sara
si guardò in torno agghiacciata, le ombre della notte sembravano essere
diventate ancora più minacciose e cercando di scrollarsi di dosso brutti
pensieri si avvicinò con la sedia al bordo del letto.
_Quindi,
dicevamo, è riuscita a fare la scuola per infermieri?
_Certo
sciocchina! Ti ho già detto che sono una infermiera!
_Si,
si va bene, ma come ha fatto a mantenersi mentre studiava?
_Lavorando!
Vivevo da mia zia e mentre studiavo facevo l’inserviente in ospedale. Allora la
scuola durava solo 2 anni così ho pazientato e quando sono riuscita a diventare
infermiera ho cercato un appartamento in affitto e sono andata a vivere per
conto mio. Era bellissimo, finalmente ero un’ infermiera, ce l’avevo fatta!
Dovevo dirlo ai miei amici, scrissi lettere a tutti annunciando la mia vittoria
e mi gongolai per un mese da sola pur non avendo mai ricevuto nessun commento
in merito. Ma il mio destino era
iniziato, la mia vita iniziava da quel momento, a Milano.
* * *
_Allora
Lucia, dovresti già conoscere il reparto, in fondo, facevi l’inserviente fino a
ieri!
Il
tono della collega era sprezzante ma Lucia non ci fece troppo caso, entrava in
ospedale con il titolo di infermiera e per lei questo era motivo di grande
orgoglio. Conosceva il reparto in ogni dettaglio ma questa volta le sembrava
tutto diverso, più bello, fece un respiro profondo, quasi a voler inalare
l’essenza dell’ospedale
_Già,
l’odore dell’ospedale, che schifo…..
_A
me piace!
La
collega la guardò con aria visibilmente inorridita e le fece segno di seguirla.
_Questo
è il tuo armadietto, ti hanno già consegnato i camici, devi procurarti le
ciabatte adatte
_Le
ho già!
_Ok,
ok, allora se sai già tutto, se hai già tutto… io vado a fumare una sigaretta.
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