domenica 21 ottobre 2012


 1.1.  CONTROPELO
 
Virginia percorreva il corridoio dell’ufficio determinata e sicura avvolta dal suo tubino nero, aderente, succinto. Il potere della sua quarta di reggiseno era talmente dirompente che nessuno aveva mai pensato che il posto di responsabile del personale della In-Pharma fosse arrivato per pura meritocrazia.  Eppure la professionalità, la rigidità e la saccenza che la determinavano, facevano pensare che in fondo nessun altro avrebbe potuto ricoprire quel ruolo. Terminato il corridoio si voltò, gli sguardi si ritrassero e lei entrò nel suo ufficio.
Sostenuta dai lombari sodi sedeva rigida, sicura, eretta sulla sedia  norvegese in legno massello piegato a vapore, dritta, come se al posto della colonna vertebrale avesse avuto un pilastro di marmo.  Le sue dita scivolavano sulla tastiera con la stessa decisione e leggiadria di una pianista affermata, manovrando, gestendo e scindendo tutto quello che uomini molto più affermati di lei erano abituati a fare ma disarmati di fronte al fascino di una giovane donna dotata di una mente multitasking e assolutamente determinata a raggiungere il traguardo, prima, unica e caustica.

_Ciao amore com’è andata oggi?
_Devo assolutamente decidere se tenere il ragazzo dell’agenzia, è sicuramente più abile del mio responsabile paghe e contributi, la nuova stagista è una emerita decelebrata, mentre l’idiota del magazzino, ….. dovrei assumere qualcuno per eliminarlo, se morisse, farebbe un piacere all’intera umanità. Involuto del kazzo, ha combinato più casini che altro. Se incaricassi una scimmia ammaestrata di impilare cassoni senza muletto sarebbe più produttiva del deficiente, e quel ritardato ha avuto anche il coraggio di perpetuare la sua razza, per ben tre volte!
Spero che prendano almeno un diploma di terza media in tre! … E tu?
_Io bene, solita giornata, ho provato a chiamarti in pausa pranzo ma non hai risposto
_Si, stavo provando un paio di scarpe, ti piacciono?
_Ma non ne hai già tante?
La sua mano si accostò sul proprio volto in una carezza nervosa, un tocco, prima la guancia sinistra e poi la destra.
_Io guadagno, io spendo. Oltretutto non mi sembra di averti mai permesso di mantenermi. Ergo... Hai preparato la cena? Sono stanchissima.
_Certo padrona!
_Sciocco, se tornassi a casa prima di te la preparerei io, solo che poi dovresti mangiare realmente quello che cucino. Insomma sai bene quante volte abbiamo concordato che è meglio per tutti!
_Già. Senti domani sera io non ci sono, nemmeno per cena.
_Vedi i tuoi amici?
_Si
_E oggi cos’hai prodotto? Sei andato avanti con il tuo progetto? Sei vicino alla fine da ormai due mesi!
La sua mano si levò nuovamente sulla propria fronte, prima sulla tempia destra per poi sfiorare la tempia sinistra. Sapeva già quale risposta avrebbe ottenuto.
_Sono in blocco artistico. Oggi ho fatto altro.
Lo sapeva. Ripeté nuovamente il tocco sulle guance.
_E cos’hai fatto?
_Ho preso il treno e sono andato a fare un giro sul lago.
Il rigore di quel corpo che era già estremo ebbe un sussulto impercettibile mentre la pelle che la ricopriva si tese in uno spasmo millesimale. Tutta la sua persona si era direzionata, protesa e incuneata verso un unico vertice: riuscire a raggiungere il suo obiettivo, e ce l’aveva fatta.
Il segreto? Autodisciplina e fatica. E ora si trovava di fronte ad un uomo, bianco, caucasico, uno di quegli esseri che ritengono senza alcun dubbio di essere migliori in quanto maschi, uno di quelli ai quali è stata insegnata la certezza malsana che la donna sia un essere capace di donare amore attraverso le faccende domestiche. E lei lo stava mantenendo da ormai quasi due anni.
Se non  lo avesse conosciuto e lui si fosse presentato ad un colloquio per domandare un lavoro lei avrebbe buttato il suo c.v. nel trita carta, con un gesto di trionfo.
_Perchè non dici più nulla? Perché quando ti dico come ho investitola mia giornata, poi non dici più nulla?
Tocco sugli occhiali: in mezzo, destra e sinistra, nuovamente sulla guancia destra e sinistra.
_Cosa dovrei dire? Bravo, hai fatto proprio bene ad andare al lago! Ti avrei raggiunta anche io se avessi potuto. Ma purtroppo stavo lavorando! Io.
_E’ da sei mesi che ogni giorno torni a casa e inizi con il tuo atteggiamento arrogante! Ogni giorno diventi sempre più odiosa! Lo sai?
Quel tick fastidioso stava diventando estenuante, nuovamente destra e sinistra: guancia, occhiale e tempia.
_E sfacciata! Giulio, io ci ho pensato bene, e sono giunta ad una conclusione, ti devi trovare un lavoro vero!
_No! No! Ecco lo sapevo! Sei una grandissima stronza!
_IO TI MANTENGO!
Entrambe le mani sulle tempie, doveva cercare di gestire quella sensazione incontenibile e pazzesca, ma la rabbia era un continuo sollecito. Destra e sinistra, destra e sinistra.
_Si ma abbiamo concordato insieme questa soluzione! Non vuoi aiutarmi a raggiungere il mio sogno? TU ci sei arrivata! Fai quello che volevi fare! Mi avevi detto che mi avresti aiutato! Lo sai che da solo non  riuscirei a vivere!
_SI, ma adesso tesoro, sono passati quasi due anni, a cosa sei giunto? Nulla, solo qualche collaborazione sporadica e inconcludente, ora basta, sei grande e io ho deciso. Da domani inizi a cercarti un lavoro con uno stipendio. Da me avrai solo 20 euro alla settimana per comprare i biglietti del bus. E sarai già in debito per l’affitto che da questo momento verrà pagato per metà da me e metà da te!
_Ma non ho più un conto in banca!
_Appunto, tutto quello che guadagni dovrai depositarlo direttamente sul mio, tanto è quello che ha mantenuto entrambi per due lunghi anni, non credo che si offenderà se qualche volta entreranno soldi tuoi.
_Sei una pazza! Levati le mani dalla faccia! Non ce la fai vero? Sei solo una psicopatica!
_STRONZO MANTENUTO!
Virginia si sentiva tremare tutta in corpo, odiava discutere con Giulio, sperava sempre che potesse essere l’ultimo litigio, che finalmente avrebbe rotto con lui e invece quella storia non finiva mai, lei non riusciva ad interrompere perché i sensi di colpa la dilaniavano.
Lui senza di lei non avrebbe avuto nemmeno una casa ma poteva la loro storia basarsi solo su di un rapporto di dipendenza economica?
_Dai Virgy, sai che non mi piace quando fai la sostenuta - la voce di Giulio era diventata calda e vellutata- oggi hai avuto una giornata difficile, scommetto che non hai avuto nemmeno il tempo di riposarti un po’, adesso mi prendo cura io di te.
_Non fare il ruffiano, sono arrabbiata con te
_E per cosa? Perché il mio progetto si è rallentato? Perché mi sono dedicato una giornata diversa? Forse anche tu dovresti prendere un giorno di ferie, anzi facciamolo! Potremmo andare insieme alle terme!
_Non dovresti dedicarti al tuo lavoro?
_Dovresti rilassarti sai, è solo martedì e sei tornata a casa in un fascio di nervi, non sei stanca? Non ti senti un po’ stufa? Non fai altro che toccarti in faccia!
_Non posso smettere di lavorare!
Virginia si sentiva disorientata, pur essendo una persona molto sicura di sè tendeva a dare credibilità alle parole del suo compagno e in fondo desiderava che qualcuno fosse in grado di prendersi cura di lei.
_Se prendi delle ferie non credo che nessuno avrà nulla da ridire! Dai, andiamo io e te, non facciamo che litigare!
Eppure non riusciva a staccare la testa dal lavoro, anche se solo per un giorno sarebbe venuta meno al suo dovere, non poteva, sapeva che il giorno in cui si sarebbe assentata in ufficio sarebbe successo un pandemonio.
_Anzi! Usciamo questa sera!
_No questa sera no! Sono le nove! Sono stanca morta e affamata!
_Dai ti prego usciamo!
_Se usciamo adesso però non andiamo alle terme!
_Si, si, si quello che vuoi ma dai usciamo adesso io e te per cena!
_Guarda che ci impiego almeno un’ora per prepararmi!
_Ma dai vai benissimo così come sei!
_Sono in tenuta da lavoro.
_E allora?
_Senti dai volevo mettermi in pigiama devo ripassare inglese per il corso di domani e riuscire a riposare, non possiamo ordinare giapponese e mangiare in casa?
_Sei la solita!
_La solita cosa? Io domani mi alzo alle sei e sto morendo di fame!
_Ok, ok, calmati, facciamo che tu ti vai a fare un bagno rilassante e io esco e prendo d’asporto! Va bene?
_Va bene, ma fai veloce perché sto morendo di fame!
_Hai del contante dentro alla borsa?
_Non ti serve il contante basta che prendi il blocchetto dei ticket, come sempre!
_Ah gia!
Lui la raggiunse, si chinò per baciarla in fronte e poi con un gesto sfuggente prese la sua Furla e uscì di casa.
Virginia seduta su di una sedia con le gambe allungate su quella di fronte si raccolse il volto in una carezza restando così, appesa a se stessa, stanca e stufa, anche di quella relazione. 

(continua..)

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